E’ stata una mattinata intensa e di grandi emozioni quella dedicata all’inaugurazione del monumento ai caduti di Nassirya, ove il 12 novembre del 2003 morirono 12 Carabinieri, 5 militari dell’Esercito italiano e due civili italiani, insieme ad altre 9 vittime irachene. L’abbraccio di Metaponto è stato caldo ed affettuoso, col cuore attorno a quegli uomini che sono tornati nelle loro famiglie, avvolti per sempre nei colori della bandiera italiana.
“Qui non ci sono che polvere e pallottole”. Queste le parole pronunciate la sera precedente la strage da una delle vittime di Nassirya, il Maresciallo dei Carabinieri Filippo Merlino di Sant’Arcangelo, dette per telefono al suo comandante di compagnia, il tenente Pietro Mennone, attuale responsabile della compagnia carabinieri di Pisticci. Forse in un momento di amarezza e di sconforto, pensando al baratro umano e politico in cui erano precipitati i cittadini iracheni, per colpa della dittatura di Saddam Hussein, emulo degli olocausti che avevano insanguinato, ad est come ad ovest, tutta la storia del ‘900.Semplici cittadini, bambini, donne comuni ed anziani con i capelli bianchi, si sono commossi fino alle lacrime, quando le note dell’inno di Mameli e quelle del silenzio fuori ordinanza sono giunte diritte al cuore, davanti alla stele che ricorda quanti, in ogni luogo ed in ogni tempo, hanno sacrificato la loro vita per contribuire ad affermare i principi della libertà, della democrazia e della giustizia sociale e politica.E così, due braccia di ferro, trapuntate da brandelli di figure umane, stringono la fiamma dei Carabinieri.
E’ questa la rappresentazione che l’autore dell’opera, Salvatore Sebaste, ha reso con la fiamma ossidrica, precisa come un bisturi, e che sembra proiettata all’infinito verso un punto di arrivo, che viaggia nello spazio e nel tempo.Si è commosso anche l’artista quando ha ringraziato il Maresciallo Giovanni Moscogiuri, comandante la stazione Carabinieri di Metaponto, “al quale va tutto il merito di averla fortemente voluta e velocemente realizzata con il contributo di alcuni sponsors”.“Speriamo che questi frammenti di corpi umani riusciranno ad avere ragione della violenza e della giustizia violata e derisa, a volte proprio da chi ha il dovere d’impersonarla”, aggiunge un cittadino fuori dal coro.Così il Sindaco di Bernalda e Metaponto, Leonardo Chiruzzi, ed il Capitano Pietro Mennone hanno scoperto il monumento, fra gli applausi scroscianti e commossi della gente, che ha reso gli onori a tutta la cerimonia in un crescendo di profonda adesione e di vicinanza al dolore dei familiari delle vittime.Ed a fine mattinata, altri commenti semplici, ma pesanti come massi.
“Speriamo che il loro sacrificio serva a ritrovare atti concreti di giustizia; che sia utile a sgretolare i muri di gomma dell’omertà, che soffoca ed avvilisce le coscienze ed il progresso; che faccia ritrovare gesti di quotidiana solidarietà e di autentica giustizia sociale”.All’inaugurazione hanno partecipato l’avv. Raffaello De Ruggieri, Presidente della Fondazione Zetema, la critica d’arte Maria Torelli, Michele D’Elia, direttore dell’Istituto di Restauro di Roma.L’opera è stata realizzata presso la bottega d’arte di Franco e Pietro Dauria di Bernalda, con il contributo della famiglia Sortiero di Metaponto, del Magna Grecia Hotel Village, dell’architetto Mino Dell’Omo e di Dino Tundo, onoranze funebri.
Metaponto 25 Maggio 2010
Pino Gallo