Tra i sette carnevali tradizionali della Basilicata, il ”Carnevalone” di Montescaglioso merita sicuramente di essere vissuto. Si consuma sin dall’alba del martedì grasso svegliando con i suoi campanacci l’assonnata comunità. Un carnevale povero, fatto di carta di vecchi giornali e di vestiti dismessi ma caratterizzato da figure ed oggetti che esprimono una grande varietà di simbolismi.
Tanti i gruppi ben organizzati con tutte le figure del tradizionale Carnevalone , tra cui quello della Pro Loco, ma anche tanti i semplici Carnevaloni spontanei , che partecipano ogni anno ad una tradizione che si arricchisce sempre più di nuovi elementi. Il Carnevalone di Montescaglioso, infatti, ha subito nel tempo la scure della modernità , conservando tuttavia quel carattere tipico della cultura agropastore delle comunità lucane.E’ la Parca ad aprire il lungo corteo, si fa spazio tra la gente agitando e facendo roteare un grande fuso, simbolo del destino dell’uomo, intimorendo la gente che fa attenzione a non lasciarsi colpire.
Figura di primo piano è la sguaiata ‘’Quaremma’’, moglie di Carnevalone, con in braccio ‘’Carnevalicchio’’ simbolo dell’anno nuovo, raddoppiata dalla ‘’Femmina prena’’ che fa la questua per assicurare un buon raccolto. Un vecchio ombrello nero, una lunga barba, un cappello e un grande mantello nascondono l’identità di Carnevalone che avanza a dorso di un asino. Intorno ad egli ci sono gli Sgherri che chiedono offerte ai passanti, mentre i campanacci con il loro frastuono scacciano via il vecchio anno e la malasorte. La ‘’Carriola’’ infine raccoglie le offerte, soprattutto cibo, per l’abbuffata serale prima del lungo digiuno imposto dalla quaresima. Il vecchio Carnevalone sarà poi bruciato allo scoccare della mezzanotte e dei quaranta rintocchi delle campane della chiesa Madre che annunciano la quaresima. Una tradizione che si perde nel tempo, ma soprattutto una tradizione che unisce la comunità montese , a mezzogiorno infatti, tutti i gruppi quasi inconsapevolmente convergono verso la grande piazza della città, che li accoglie come in un unico grande abbraccio.
Maria Andriulli