Tra i 20 e i 50 anni. Questa la forchetta che, secondo il Prof. Ruggero Ermini dell’Università di Basilicata, ci dice tra quanto tempo ipoteticamente si potrebbe verificare, un nuovo movimento franoso a Montescaglioso se non si intraprendono le dovute azioni e se si verificano gli stessi eventi pluviometrici del 2013.E’ questa una delle verità che è emersa nel seminario tecnico organizzato dal COTTAM ( Comitato Tutela Territorio Ambiente Montescaglioso), tenutosi venerdì scorso nel teatro parrocchiale a Montescaglioso. Una sala gremita di cittadini che hanno ascoltato per oltre due ore gli esperti del tavolo tecnico che per tutti questi mesi hanno studiano e continuano a monitorare la frana che a dicembre del 2013 ha interessato contrada Cinque Bocche alla periferia della cittadina.
Assente il sindaco Silvaggi e tutta l’amministrazione ad eccezione del consigliere Santarcangelo (geologo). Tema dell’incontro è stato il “Dissesto idrogeologico : priorità per il nostro territorio”, ma anche un excursus degli interventi, degli studi e delle deduzioni degli esperti della Protezione Civile, Università , CNR e ISPRA. Ad aprire i lavori, il Presidente del Cottam Giovanni Mianulli che ha sottolineato il carattere propositivo del comitato nel voler contribuire a risolvere le problematiche nonché a voler diffondere la cultura del rispetto dell’ambiente. Presente all’incontro il dott. GiovanniDeCostanzo della Regione Basilicata che ha ricoperto fino a gennaio scorso il ruolo di commissario straordinario per la frana, che ha subito precisato che nell’ultimo anno non ci sono stati movimenti franosi significativi nella zona interessata e che la fase emergenziale è in fase di chiusura .
Il dott. MarioParise del CNR ha spiegato i sistemi di monitoraggio, raccontando che il terreno è stato subito cartografato e che sin dai primi giorni sono stati emanati dei bollettini settimanali; inoltre a partire dal quattro aprile il monitoraggio è effettuato con un inclinometro con bollettini mensili, e quando si supera la soglia di allerta, per le condizioni pluviometriche, ci sono operatori in loco che procedono ad ulteriori controlli. I sondaggi effettuati, ha detto la dott.ssa Angela Perrone, sono arrivati ad una profondità massima di 70 metri, mentre il dott. Vito Summa ha descritto la tipologia del terreno con i suoi strati di ghiaia, sabbia, limo e argilla, con un gran quantità di minerali espandibili. La pioggia e l’acqua, ha detto il prof. Amati dell’Ispra, 152 mm in 24 ore, circa il 27% del valore annuo, le principali cause dell’estesa frana di una superficie di mezzo chilometro con un volume di 10 milioni di metri cubi. Una frana dal carattere traslativo, un evento dalla durata rapida di circa 6/8 ore in un’area dalla franosità storica con una resilienza ridotta a causa dell’ubicazione di infrastrutture commerciali e varie. Il prof. Spilotro sostenendo l’urgenza di agevolare l’uscita di accumuli di acqua dall’area, ha precisato le dinamiche della frana che è partita lungo la Piani Bradano, risalendo poi verso il Lidl fino al luogo in cui è ubicato un traliccio di antenna.
Ultimo intervento è stato quello del Prof. Ermini che ha raccontato in pochi punti le azioni più urgenti, ovvero ripristinare la rete idrografica, i fossi, convogliare i drenaggi dell’area urbana, non tombare fossi e ricostruire le aree adiacenti questi. Un seminario utile per avviare ad una consapevolezza del territorio e dell’ambiente che va sempre rispettato. Adesso che la fase emergenziale è terminata, la comunità attende azioni e tempi certi, da un’amministrazione coraggiosa e trasparente che possa operare in modo mirato mettendo in sicurezza l’area ma guardando anche ad altre zone della Città che meritano la dovuta attenzione e cura.
Maria Andriulli