L’utilizzo dei farmaci monoclonali come afferma il dottore Filippo Anelli presidente della Fnomceo,ancora in sperimentazione” sarebbe una boccata di ossigeno…..ed una strategia per condurre a termine la campagna vaccinale in un tempo flessibile”(Quotidianosanità.it).
Per il sistema sanitario potrà essere un aiuto molto importante dal momento che la campagna vaccinale mostra qualche ritardo,a causa dell’enorme richiesta ed insufficiente produzione.
Sono anticorpi che partono da un unico clone e formati da cellule tutte uguali, possono essere prodotti in quantità notevole grazie a tecniche di laboratorio e derivati dal plasma dei guariti dal covid.
L’uso degli anticorpi monoclonali hanno già migliorato le terapie per alcune malattie degenerative e nel COVID. Bloccano in modo potente e specifico l’ingresso del virus nelle cellule e la proteina SPIKE produttrice dei danni.
Il farmaco penetrato nell’organismo lo difende ed aggredisce il virus riducendo o annientando il suo potere patogeno.
Si è ipotizzato di impiegarli anche per la prevenzione ma l’effetto terapeutico pare sia limitato a qualche mese; avendo a disposizione i vaccini non avrebbe senso utilizzarli con questa funzione.
Il loro campo di applicazione è per i pazienti infettati da poco ancora a domicilio ed il farmaco deve essere somministrato nelle prime 72 ore dall’ infezione per neutralizzare la grande carica virale, specie nei soggetti che, per età, condizione del sistema immunitario o patologie concomitanti ,sono più esposti al rischio di progressione grave dell’infezione.
La FDA americana ha autorizzato l’uso in emergenza così come Germania Israele e Ungheria, non così l’EMA l’agenzia europea che ha già dato inizio alle valutazioni. Proprio oggi Il Ministro della Salute ha ammesso il loro impiego.
Antonio Molfese medico