E’ quanto afferma il coordinatore regionale dei Verdi – Europa Verde regionale, Giuseppe Digilio, assessore allo Sviluppo Economico del comune di Matera.
“Il piano nazionale di ripresa e resilienza che il governo Draghi ha proposto ha il sapore di un vorrei ma non posso. La rivoluzione verde promessa con l’arrivo di Draghi al governo rischia di impattare negativamente sui conti e sulla sostenibilità degli investimenti senza che l’ambiente tragga il giusto ristoro dai fondi Europei.
“In verità, un segnale negativo in questo senso, era già venuto con le proroghe delle concessioni di estrazione in mare, offerte dal ministro Cingolani a 13 compagnie petrolifere all’indomani dell’insediamento, in continuità con l’idea fossile del governo Renzi e degli alleati Leghisti. Un provvedimento assolutamente incompatibili con la delega ministeriale alla transizione ecologica. Ma tant’è”.
“La rivoluzione verde presuppone scelte coraggiose. L’Italia ha bisogno di una vera transizione ecologica, graduale, ma decisa. I problemi sono tanti e vanno affrontati con la consapevolezza di essere giunti ad un punto di non ritorno e che se non si agisce in fretta, anche quello spiraglio di futuro sostenibile, non sarà più visibile. Lo dobbiamo alla terra, ma soprattutto alle future generazioni. È impensabile che gli investimenti sulla mobilità urbana, metropolitane, filobus, funivie ecc. prevedano di coprire solo 240km di rete a fronte di un reale maggior fabbisogno di rete attrezzata. Si finanzia l’acquisto di 53 nuovi treni regionali (a fronte degli 80 previsti da Conte) quando, su tutta la rete ferroviaria, circolano ancora 256 treni su 456 alimentati con carburante diesel a cui si aggiungono circa 42.800 autobus per il trasporto pubblico ancora alimentati con carburante diesel. In quasi tutti i paesi Europei, per esempio, gli investimenti sulla mobilità elettrica si attestano intorno a 5mld di euro mentre, in Italia, si prevede di destinarne poco meno di 7 milioni di euro.
Come può definirsi rivoluzionario questo piano?
Sul piano dell’efficientamento, inoltre, il piano contestato a Conte, prevedeva investimenti per circa 7 mld di euro che diventano 2 mld in quello di Draghi. Con queste somme si potranno rendere efficienti solo 195 edifici scolastici su un totale di 32mila.
Sulla ricerca, oltremodo, i fondi passano da 15 mld ipotizzati dal governo Conte a 4,5 mld di euro, mentre non c’è alcun riferimento sull’incremento delle politiche di sviluppo e alla ricerca in agricoltura per il raggiungimento degli obiettivi previsti dal piano di Biodiversità 2030, né si ha traccia dei fondi per lo sviluppo di filiera del Made in Italy per la creazione dei biodistretti, attraverso cui finanziare nuovi percorsi per ridurre l’uso sistematico di fertilizzanti chimici e pesticidi”.
Giuseppe Digilio (portavoce regionale)
Donato Lettieri (esecutivo nazionale)