“Non era questo il mandato che è stato dato dai materani e dalle materane a questa maggioranza e al Sindaco Bennardi. Si torni indietro immediatamente ripristinando almeno le risorse precedenti. Non investire sugli asili nido, depotenziare le mense scolastiche, vuol dire andare controcorrente rispetto alle politiche nazionali volte a sostenere la famiglia e la genitorialità. Alcune, tra l’altro, messe già in campo (l’assegno unico universale, il bonus agli nido, il sostegno alle famiglie con figli) e altre annunciate dal Ministro per le pari opportunità e la famiglia di Italia Viva Elena Bonetti. Non investire sul futuro e sulla crescita culturale e sociale di questa città, da realizzarsi anche con il sostegno alla crescita demografica mediante azioni di welfare concrete, è l’opposto dell’azione che dovrebbe attuare una città come Matera che vuole ancora fregiarsi del titolo di capitale europea della cultura 2019.”
Lo dichiarano gli esponenti del movimento civico Matera2029.
“La collettività locale, con le proprie necessità e le giuste aspettative di miglioramento, dovevano essere cruciali per il mandato del Sindaco Bennardi ma, a valutare quanto accaduto in consiglio comunale, tale dichiarazione risulta già smentita.
La pandemia ha inciso pesantemente sull’organizzazione e sull’erogazione dei servizi, tant’è che i posti disponibili nei nidi comunali e privati accreditati si sono notevolmente ridotti, per poter garantire l’utilizzo in sicurezza. Il problema della carenza di asili nido è tangibile, l’offerta pubblica è di gran lunga inferiore alla domanda e ne è dimostrazione la lista d’attesa delle domande presentate al Comune di Matera che non hanno potuto trovare accoglimento.
L’approvazione di un emendamento al Bilancio di previsione che taglia risorse alle Politiche Sociali e, in particolare, agli asili nido per euro 100.000 e al servizio mensa scolastica per euro 50.000 non tiene, infatti, conto dei reali bisogni di tante famiglie che sono l’utenza principale, nonostante essi siano cresciuti, specie in questo ultimo anno, considerata la crisi economica della pandemia da COVID-19.
Le politiche sociali cittadine devono andare nella direzione del prevenire e rimuovere le cause precoci del disagio infantile, arginare le situazioni di povertà economica e sociale, le carenze affettive, la presenza di svantaggi psico-fisici, le problematiche connesse con la provenienza da altre culture, l’inclusione e l’integrazione. Anche solo ipotizzare, come annunciato, che le mense scolastiche funzionino a partire da gennaio 2022 e non con l’avvio dell’anno scolastico, come sempre accaduto, sa di situazione dell’assurdo. Ancora di più se questo inciderà su tagli agli organici delle scuole (posti di lavoro) e tempo scuola da garantire in obbligo scolastico.
Si utilizzino, piuttosto, le risorse messe a disposizione dal governo centrale per la costruzione, riqualificazione e messa in sicurezza di edifici comunali destinati a scuole e asili nido, per offrire una risposta alle richieste di maggiori posti nelle strutture socio-educative. Istituire servizi per la prima infanzia significa riconoscere il diritto alla formazione di ogni persona a partire dai primi anni di età e sostenere tutte le famiglie nella cura e nell’educazione dei figli/e, anche ai fini di facilitare l’accesso e la piena presenza di tutte le donne nel mondo del lavoro e di promuovere la conciliazione delle scelte professionali e familiari di entrambi i genitori in un quadro di pari opportunità tra i sessi. Così come le mense scolastiche e la scuola a tempo pieno e prolungato e i principi pedagogici su cui si fondano.
Auspichiamo che la maggioranza riveda questa assurda decisione. Le risorse per il bando del verde urbano si recuperino tagliando i costi della politica a cominciare – ad esempio – dalla riduzione dell’indennità del sindaco e del suo staff, piuttosto che dalle politiche sociali. Bene hanno scritto preoccupati i sei Dirigenti Scolastici dei comprensivi cittadini: le mense scolastiche non possono valere meno del ripristino delle aiuole. La scuola è spesso l’unico posto dove tanti bambini/e mangiano un pasto decente, tra l’altro biologico (vanto fino ad oggi della nostra Matera) e fruiscono di una offerta formativa più completa. Tra l’altro, con la legge 107/2015 e il d. lgs. 13 aprile 2017, n. 65, con la riforma 0-6 anni, asili nido e scuole materne dalla categoria “welfare” passano all’interno dell’effettivo percorso scolastico non più come servizi a domanda individuale.
A Matera – concludono gli esponenti del movimento civico Matera2029 – tutte le famiglie devono potersi avvalere, nel lungo periodo, di servizi di qualità, facilmente accessibili ed economicamente sostenibili, con attuazione concreta delle politiche di pari opportunità per tutti, specie per i più piccoli. Se non riusciamo a garantire dei fondi ordinari per gli asili nido e per le mense scolastiche, per i servizi che hanno ricadute sociali incredibili, corriamo il serio rischio che Matera diventi la capitale dell’involuzione culturale. È giunta l’ora delle scelte, dopo il silenzio caduto – da parte dell’Amministrazione comunale – sulla proposta di istituzione della figura del Disability Manager cittadino, che torneremo a rivendicare al più presto, ora arriva questo brutto segnale sui tagli ai servizi sociali. Si cambi rotta velocemente, Sindaco Bennardi, rispettando gli impegni elettorali, perché così non può assolutamente andare.”
Matera2029