Matera in vetrina alla Triennale di Milano, dove giovedì scorso è stata inaugurata la mostra “Carlo Aymonino. Fedeltà al tradimento”, a cura di Manuel Orazi. Una grande esposizione – ospitata in una delle più importanti istituzioni culturali a livello internazionale – che ripercorre tutto il percorso progettuale di Aymonino, nel quale rientrano il quartiere Spine Bianche e Piazza Mulino.
Un’ampia sezione della mostra, infatti, è dedicata proprio a Matera, ed è stata realizzata in compartecipazione con l’assessorato Città Territorio e con l’Unibas; la curatela è stata affidata al professor Ettore Vadini. Molte opere e materiali sono stati prelevati dal settore Urbanistica del Comune, mentre il plastico di piazza Mulino è stato rifatto dall’artista Yuri Costantini.
E’ forte il legame di Aymonino con la città dei Sassi, dove ha lasciato un segno preciso e inconfondibile. Il quartiere Spine Bianche (definito anche “Bottiglione” dal nome dell’impresa che eseguì i lavori) è uno dei quartieri di edilizia residenziale popolare realizzato nella seconda metà degli anni Cinquanta, in seguito ad un concorso bandito dal ministero dei Lavori pubblici con le leggi speciali di recupero degli antichi rioni.
Aymonino, insieme ad un gruppo di giovani architetti, ideò e realizzo un quartiere destinato a restare nel tempo, per la sua carica di funzioni innovative e tra le più interessanti soluzioni del neorealismo italiano.
Nel progetto, ogni edificio è posto al centro di un sistema di circolazione e le aree di verde pubblico si alternano con percorsi pedonali e zone di passaggio. Un quartiere che già all’epoca non si presentava come un borgo indipendente e a sé stante, bensì come parte viva della città, in grado di dialogare con il tessuto urbano circostante.
Il rione Spine Bianche è considerato dalla cultura architettonica italiana tra i più interessanti nel panorama dell’edilizia popolare nazionale, perché custodisce informazioni di carattere storico, urbanistico e architettonico, che ancora oggi costituiscono oggetto di studio continuo da parte di architetti e scuole di architettura. La stessa facoltà di ingegneria di Matera li ha adottati come riferimenti paradigmatici di ricerca e approfondimento storico-critico.
Gli edifici con i multiformi mattoni in cotto a faccia a vista (che non necessitano di una manutenzione costante), e le tegole marsigliesi per le coperture – tra via Dante, via Nazionale, via Manzoni e via Lazazzera – occupa una superficie di quasi 160 mila metri quadri, con 687 alloggi per circa 3500 abitanti.
“La città ‘risanata’ che è in mostra a Milano è la Matera che nasce dal lavoro collettivo e di indagine di sociologi, architetti, urbanisti e politici – dichiara il sindaco Domenico Bennardi -. E’ la città contemporanea rinnovata e innovativa che negli anni che vanno dal 1953 al 1961 ne fanno il centro di sperimentazione di un nuovo modo di fare architettura, un nuovo modo di pensare che tiene conto delle peculiarità socio-economiche delle comunità e della storia millenaria a cui appartengono le consuetudini e le tradizioni dei suoi abitanti”.
Per l’assessore a Città Territorio, Rosa Nicoletti, “Aymonino fu in grado di realizzare un quartiere nuovo e innovativo, un laboratorio del tempo le cui idee progettuali sono ritenute valide ancora oggi, con le sue linee semplici, i servizi e la dotazione di spazi verdi e per il tempo libero. I quartieri e i borghi del Risanamento, dopo i Sassi, sono quanto di più prezioso possiede la nostra città. Il regolamento urbanistico infatti, li colloca ormai in tessuto storico. Sta a noi la maniera di restaurarli, rigenerarli, traendone un continuo spunto progettuale su come operare in altre parti di città”.
La mostra “Carlo Aymonino. Fedeltà al tradimento” resterà aperta fino al 22 agosto prossimo