È necessario che l’Amministrazione comunale, e l’Assessorato all’Ambiente in particolare, procedano in tempi brevissimi alla pubblicazione del bando per la progettazione del Parco fluviale lungo il fiume Basento (Scheda n. 21 “Infrastruttura verde” / ITI Investimento Territoriale Integrato per lo sviluppo urbano della città di Potenza / finanziamento totale € 2.000.000,00). Un bando aperto, trasparente, innovativo, che sia in grado di raccogliere progetti di grande qualità, valorizzando al massimo le idee più innovative di sostenibilità ambientale.
Su questo il Gruppo consiliare de “La Basilicata possibile” al Comune di Potenza intende precisare ulteriormente – così come già fatto nelle competenti sedi istituzionali – la sua posizione:
I. Il progetto, nel prendere in considerazione un ecosistema complesso qual è il fiume Basento, richiede l’attivazione di una rete di saperi e competenze molteplici e articolate. I fiumi non sono semplicemente “l’acqua trattenuta dentro un recinto, perché non strabordi e invada la terra”. I fiumi sono ecosistemi in continua trasformazione, che richiedono un vero e proprio “progetto di paesaggio”, che tenga conto di questa complessa trama ecologica, e sia in grado di innescare una nuova qualità dal punto di vista della sostenibilità ambientale, estetica, funzionale.
Per questo occorre arrivare a un Parco percepibile dai cittadini come un “organismo vivente unitario” che, nel mettere al centro l’acqua, le varietà vegetali e la biodiversità, sia anche capace di connettere e di mettere in reciproca relazione: le aree limitrofe dell’ex Cip zoo (il “Parco della città”) e del Parco Rossellino; l’area protetta del Pantano con la sua infrastruttura di pedonabilità lenta e ciclabile in fase di realizzazione; la stessa città.
Un Parco in grado – inoltre – di valorizzare i suoi ponti, le infrastrutture sociali e culturali che lo abitano, le molteplici attività che si sono sviluppate lungo le sue sponde fino al recupero e alla valorizzazione del “Depuratore storico” della città di Potenza, sul quale la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Basilicata sta procedendo per apporre, giustamente, il “vincolo culturale”.
Occorre dunque creare le condizioni per un sistema coordinato di connessioni, “un complesso di legature su diversi livelli”, un’organizzazione spaziale nuova e aperta, in grado di avere uno sguardo lungo nel cogliere nuove possibili opportunità che, oggi, non appaiono evidenti. Ma il fiume non è solo una potenziale area di snodo. È anche uno dei luoghi in cui “gli abitanti possano incontrare le altre forme viventi dell’ecosistema città”. Da questo punto di vista, il Parco del fiume Basento diventa il “bene comune” intorno al quale “rifondare una parte di territorio, partendo dall’acqua”, generando così delle “compresenze vitali” (anche conflittuali), delle “nuove alleanze” e delle condizioni ambientali che andranno, ma non solo, a “rinvigorire le comunità faunistiche e a incrementare la varietà di specie vegetali”.
È in questo contesto che sarà possibile anche riorganizzare e connettere gli spazi fisici e le aree naturali con i fenomeni di carattere sociale, culturale, economico che si manifestano intorno e dentro questo spazio vitale, chiamando i cittadini ad essere partecipi di questa trasformazione, assumendosene anche la responsabilità della sua difesa. Da qui nasce la proposta per l’istituzione della figura del “Garante dell’ecosistema fluviale”, illustrata al punto IV.
II. Il bando dovrà essere finalizzato a produrre un “progetto di paesaggio” di grande qualità e innovazione. Si tratta di pensarlo come un progetto funzionale a delineare il futuro del Parco. Un “concorso di progettazione” aperto alle intelligenze, ai saperi, alle competenze multidisciplinari. C’è da sottolineare, come più volte, la Commissione europea sia ritornata sui temi dell’innovazione progettuale e degli appalti pubblici. Con una Comunicazione sugli “Orientamenti in materia di appalti per l’innovazione” (maggio 2018) evidenzia come i “concorsi di progettazione” – insieme ad alcune altre procedure di appalto pubblico alternative – siano in grado di “attrarre innovazione” e di produrre “soluzioni innovative nel quadro di ogni procedura di appalto pubblico”.
La Commissione evidenzia, altresì, come le possibilità di utilizzare gli appalti strategici – sostenibili e integrati, verdi e responsabili – rispetto alle attuali sfide urbane non siano colte appieno dalle Amministrazioni: “Il 55% delle procedure d’appalto utilizza ancora il prezzo più basso quale unico criterio” e “le gare d’appalto economicamente più vantaggiose secondo un approccio costo/efficacia che può includere criteri sociali, ambientali, innovativi, di accessibilità o altri criteri qualitativi, sono ancora troppo poco utilizzate” (Comunicazione Commissione europea, “Appalti pubblici efficaci in Europa e per l’Europa”, 2017).