«Promuovere il diritto al piacere, difendere la centralità del cibo e il suo giusto valore»: questa la mission di Slow Food. È sulla base di tale obbiettivo che la condotta locale Slow Food Magna Grecia Metapontum inaugura una rubrica settimanale, un viaggio tra il cibo, la tradizione e la cultura lucana, seguendo il filo rosso della nostra storia.
Nel 22° appuntamento vi raccontiamo la Melanzana Rossa di Rotonda.
Il nostro viaggio parte dalla sede del Parco Nazionale del Pollino, la più grande area protetta italiana a cavallo tra Basilicata e Calabria, sito patrimonio mondiale dal 2015. Siamo nella valle del Mercure, un territorio antichissimo originatosi in seguito al defluire delle acque, durante il pleistocene, verso il mare: un lago svuotato dal corso del tempo. Oggi, su di uno scoglio calcareo che disegnava la geografia di quello specchio d’acqua ormai estinto, sorge il centro storico di Rotonda. Attorno, montagne che superano i 1900 metri di altitudine e fitti boschi verdeggianti che gli fanno da coperta; spazzati, da ottobre a febbraio, dal vento di Libeccio, annuncio di copiose piogge, che lasceranno poi spazio, per il resto dell’anno, a un’aria dolce e asciutta.
Situato all’estremità meridionale della provincia di Potenza, il borgo è un groviglio di viuzze e vicoli, un gioco a perdersi tra l’alternarsi di suggestivi scorci, segnati da pregevoli opere in pietra. Il toponimo di questo piccolo paese lucano che lambisce i confini calabresi, deriva proprio dalla caratteristica disposizione delle case attorno al castello, situato su una collina che lo rendeva simile ad un unico blocco rotondo. Citata per la prima volta nel 1803, come attesta il Racioppi nel documento “Tutta l’Italia et isole pertinenti ad essa”, Rotonda vede probabilmente le sue origini sui resti dell’antica Nerulum, città d’epoca romana, situata in un punto di incontro fra molte vie importanti come la Via Popilia. Secondo altre fonti, invece, si pensa che il borgo si erga sui ruderi di Tebe Lucana. Ciò che è certo è che la presenza di vie di comunicazione ne fece sin dalla nascita un centro ricco e prosperoso: come avvenne per la maggior parte delle città del Sud, Rotonda passò in varie mani dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente, cambiando spesso il suo aspetto, ma arricchendosi volta per volta, di architetture di vario stile, alcune delle quali arrivate fino ai giorni nostri.
Oggi, questo piccolo paese che conta poco più di tremila abitanti, non solo è un importante luogo turistico grazie alle bellezze naturali che ne circondano l’abitato, ma può contare su un settore primario fiorente che garantisce prodotti di altissima qualità. Dal Paddaccio, formaggio fresco che ha ottenuto il riconoscimento PAT, all’ottimo olio extravergine d’oliva, il migliore della Regione nel 2005. E ancora il pomodoro costoluto, prodotto dell’Arca del Gusto Slow Food ed, ovviamente, i fagioli bianchi di Rotonda, con il marchio DOP. Tra questi, vi è un’altra prelibatezza, fregiata anch’essa della DOP, a caratterizzare tanto la storia quanto l’economia di questa piccola capitale dell’orticoltura di tradizione: stiamo parlando della Melanzana rossa di Rotonda.
Una forma tondeggiante che la rende più simile ad un grosso pomodoro da insalata più che alle melanzane viola ed allungate che siamo abituati a trovare in commercio, tanto che nel dialetto locale questo particolarissimo ortaggio ha preso il nome di “merlingiana a pummadora”.
Il colore è di un arancio vivo, screziato da sfumature rosse e verdognole che caratterizzano la polpa carnosa. Inconfondibile il profumo intenso e fruttato, che ricorda le note aromatiche del fico d’india; la vera sorpresa è nel gusto, leggermente piccante e gradevolmente amaro sul finale. A caratterizzare ulteriormente questa solanacea è il basso contenuto di acido clorogenico: circa 800 ppm rispetto a 4300 ppm degli altri prodotti della stessa specie, valore che permette alla polpa di rimanere bianca anche molto tempo dopo il taglio della bacca.
Sconosciuta altrove, questa pianta rustica coltivata in tutti gli orti di Rotonda ha origini lontane: durante il periodo del colonialismo, infatti, alcune famiglie del posto si trasferirono nei nuovi territori occupati dal regime fascista per trovare lavoro. Nel 1935, prima dello scoppio della guerra di Etiopia, coloro che tornarono portarono in patria questa “curiosa” melanzana, il cui adattamento al nuovo territorio fu tale che si trasformò a tal punto da differenziarsi persino dalle specie africane, dello stesso colore arancione ma senza striature e dalla forma più allungata.
Tradizionalmente le melanzane rosse di Rotonda vengono conservate “nzertate”, ovvero legate a grappoli e appese sotto tettoie ad asciugare. Ottime anche sotto olio e sotto aceto. Moltissime sono le ricette della cucina lucana che celebrano questa particolarissima melanzana: grigliata e aromatizzata con menta e aglio; abbinata al caciocavallo podolico per condire i fusilli; mescolata alla salsiccia in strepitose polpette. Un trionfo di sapori per questo prodotto unico in tutto il panorama gastronomico regionale e non solo.
Simona Pellegrini