L’acqua fa la differenza, così come le regioni meridionali che contribuiscono in maniera rilevante a una produzione di qualità nella campagna olearia 2021/22 che si preannuncia in lieve ripresa rispetto alle performance produttive realizzate lo scorso anno, con un range produttivo che oscilla tra 290.000 e 310.000 tonnellate. È quanto emerge dalle prime indagini effettuate da Italia Olivicola e AIFO che traccia le tendenze della campagna in corso, in attesa di disporre dei dati provinciali. Al momento, a sostenere la produzione è il meridione d’Italia, soprattutto la regione Puglia. Positivo inoltre l’impatto di altre regioni quali la Basilicata dove l’olio prodotto nella scorsa campagna olearia ammonta a circa 3990 tonnellate.
L’areale lucano segue il trend comune alle altre regioni del sud Italia. D’altro canto, la Basilicata si conferma un territorio che sta dimostrando una sempre più profonda consapevolezza delle potenzialità produttive e varietali della sua olivicoltura grazie a agricoltori e frantoiani sempre più attenti alla qualità.
“La siccità, mai come in questo caso, – sostiene Gennaro Sicolo, Presidente di Italia Olivicola – ha evidenziato la differenza, in termini di sviluppo delle olive e quindi di produttività, tra gli oliveti condotti in asciutto e quelli in irriguo evidenziando l’importanza fondamentale di disporre adeguate disponibilità idriche, all’occorrenza, per essere veramente competitivi”.
Le alte temperature estive e la bassa umidità hanno contenuto parassiti e patogeni, con le dovute eccezioni indotte dai differenti microclimi che caratterizzano la distribuzione dell’olivo nel nostro paese. L’inizio di settembre ha portato le prime piogge tanto attese che, con il rinfrescare delle temperature di questi giorni, stanno ridando fiato alle zone siccitose permettendo alla coltura in parte di reagire. Al tempo stesso, queste condizioni potrebbero creare un contesto ottimale per la mosca olearia, con l’aggravante che, da questo anno, non è più possibile intervenire con il dimetoato, prodotto larvicida bandito dalla legislazione europea che per anni ha consentito ai produttori di gestire efficacemente l’infestazione della mosca olearia.
“Negli ultimi anni – sostiene Dino Scanavino, Presidente CIA – è sempre più evidente la variabilità produttiva dei nostri oliveti, a causa degli effetti del clima e delle avversità parassitarie. Per contrastare tale fenomeno occorre puntare, in primis, sull’innovazione, senza trascurare la diffusione di buone pratiche, sull’ammodernamento degli oliveti e su strategie integrate di gestione del rischio. L’obiettivo è stabilizzare e migliorare i redditi dei nostri olivicoltori e la loro posizione sul mercato, per un prodotto apprezzato in tutto il mondo e fortemente identitario. Attraverso le risorse del Pnrr e la futura Pac dovremo potenziare la resilienza delle aziende e la competitività del sistema olivicolo italiano”.
Complessivamente, a livello nazionale, secondo le prime indicazioni della rete territoriale di Italia Olivicola, allo stato attuale delle cose, sotto il profilo quantitativo la campagna sembra essere pari o in leggera ripresa rispetto all’annata precedente, andandosi a collocare intorno alle 300.000 tonnellate. Nelle prossime settimane, l’andamento climatico e le disponibilità idriche condizioneranno gli esiti della raccolta che potrebbero variare.