“Non devono studiare un altro capitolo di storia, sono cresciuti senza guerra e devono, vogliono invecchiarci. Così anche i più giovani hanno manifestano il loro dissenso e si sono fatti sentire contro la guerra in Ucraina. Tra cartelli, magliette e scritte colorate, migliaia di giovani hanno sfilato per le vie del paese e riuniti a Piazza Heraclea a Policoro. Sono studenti delle scuole superiori della città Jonica, con Parrocchie e Comune che hanno chiesto subito di cessare le armi: a tale grido, si è unito anche la forte voce dell’Ugl Matera”.
E’ quanto sostiene Pino Giordano che in veste Ugl Matera e in qualità di Presidente del Consiglio d’Istituto I.I.S. ‘Pitagora’ di Policoro (MT) ha preso parte alla manifestazione.
Per Giordano, “è stato un inno alla pace, già scossi dalla pandemia, si chiede tranquillità per un popolo che ormai da giorni è costretto a vivere sotto le bombe. Dobbiamo farci sentire, gridare tutti insieme Fermatevi, Basta con le armi, non colpite i civili e non distruggete il nostro futuro. Non è inutile unirci tutti insieme, se non facciamo sentire la nostra voce è come collaborare a questo piano. Vuol dire dimostrare che noi vogliamo la pace”, spiega Giordano. “Continueremo con le manifestazioni, con la vicinanza e la solidarietà alla comunità Ucraina. I giovani e come l’Ugl, hanno esplicitamente fatto comprendere che il fallimento dell’azione diplomatica fa esplodere in tutta la sua drammaticità il rischio di un’estensione del conflitto nell’area est del nostro continente. L’Ugl e gli studenti condannano con fermezza il ricorso unilaterale ad azioni militari e auspicano unità del nostro Paese nella risposta a questa crisi in un’immediata sospensione delle attività belliche ed esprimo grande preoccupazione per le conseguenze militari ed economiche che un conflitto nel cuore dell’Europa potrebbe provocare.
Non ci stancheremo di ribadire – conclude Giordano – che per l’Ugl Matera e per gli studenti la diplomazia resta l’unica strada percorribile per ripristinare la stabilità e riattivare il processo di pace. Abbiamo terminato la giornata in una fiaccolata e con un pensiero: ‘Non è sufficiente parlare di Pace. Bisogna crederci. E non basta crederci. Bisogna lavorarci sopra’”.