“Tra influenze presenti e suggestioni del passato” è il titolo del penultimo appuntamento della rassegna “Scrittori allo specchio”, organizzata e promossa dall’associazione Amabili Confini. L’incontro, che si terrà giovedì 22 settembre alle 18:30 nel giardino del Museo Nazionale “D. Ridola” di Matera, verrà introdotto da Selena Andrisani e sarà dedicato al romanzo Cime Tempestose di Emily Brontë, in un monologo condotto dalla traduttrice Monica Pareschi. In caso di maltempo si svolgerà nella sala convegni.
Cime tempestose è stato pubblicato per la prima volta nel 1847 e tradotto nel 2019 per Einaudi da Monica Pareschi, vincitrice del Premio von Rezzori. Considerato il più grande romanzo passionale dell’Ottocento europeo, solo a partire dal ‘900 è stato riconosciuto come capolavoro letterario di tutti i tempi.
Monica Pareschi vive a Milano e insegna traduzione all’Università Cattolica di Brescia. Da oltre vent’anni traduce autori di lingua inglese tra cui Doris Lessing, James Ballard, Bernard Malamud, Willa Cather, Shirley Jackson, Charlotte Brontë, Alice McDermott, Hisham Matar, Mark Haddon, Paul Auster, Muriel Spark. È autrice di È di vetro quest’aria (Italic Pequod, 2014) per il quale ha vinto il Premio Renato Fucini 2014, dedicato alla narrativa breve. Ha inoltre ricevuto una menzione speciale al Premio Arturo Loria 2014, è stata finalista al Premio Bergamo 2015 e nel 2020 ha vinto il Premio Gregor von Rezzori per la traduzione di Cime tempestose, pubblicata da Einaudi nel 2019.
Cime tempestose. È un paradosso biografico fin troppo noto che il piú grande romanzo passionale dell’Ottocento europeo, quello che con piú pervicacia esplora «gli abissi del Male» – secondo la definizione che ne diede un ammirato Bataille – e che crea il personaggio sadiano forse piú potente della letteratura di ogni tempo, sia opera della figlia virtuosa di un pastore protestante di origine irlandese, cresciuta e morta prematuramente in una canonica dello Yorkshire, da cui si allontanò solo sporadicamente per frequentare un austero collegio per figlie di ecclesiastici e in seguito per lavorare come istitutrice. Romanzo unico per intensità visionaria e originalità narrativa, e unico romanzo di Emily Brontë, fu pubblicato per la prima volta nel 1847 con lo pseudonimo di Ellis Bell, e dopo la morte dell’autrice vide una seconda edizione nel 1850, a cura della sorella Charlotte, fortunata autrice di Jane Eyre. In entrambi i casi non incontrò i favori della critica: i contenuti troppo forti, la violenza psicologica e materiale che pervade tutto il libro, il carattere mistico e insieme distruttivo dell’amore tra i due protagonisti, la malvagità irredenta di Heathcliff, gli elementi gotici che fanno continuamente incursione in un romanzo di impianto realista, uniti a una struttura non lineare che sfida le convenzioni del romanzo coevo, il punto di vista multiplo della narrazione, la mancanza di progressione in una vicenda che si consuma in un andirivieni ineluttabile tra le due dimore opposte e speculari di Wuthering Heights e Thrushcross Grange, spiazzarono da principio i critici. Ci vollero anni perché il romanzo suscitasse l’entusiasmo di lettori come Dante Gabriel Rossetti, Matthew Arnold e, prevedibilmente, Swinburne.
Fu solo a partire dal Novecento, tuttavia, che a Cime tempestose venne accordato lo statuto di capolavoro della letteratura di tutti i tempi. In una società letteraria percorsa dai fermenti delle nuove avanguardie e dalle prospettive aperte dalla psicoanalisi, quelle che i primi lettori avevano giudicato trasgressioni eccessive e incoerenze narrative dovettero al contrario apparire una sorta di sperimentalismo in nuce, quasi un presagio delle novità formali che già avevano cominciato a scardinare l’impianto strutturale del romanzo realista ottocentesco. A testimoniare la grande vitalità del libro si aggiungono via via i tanti adattamenti cinematografici, teatrali, musicali e letterari, colti e popolari, che amplificano la sua portata e risonanza ben oltre i confini narrativi. A noi lettori di oggi, smaliziati e consapevoli, non resta che continuare a godere di tutto il fascino ambiguo di quest’opera spregiudicata e poetica, mistica e malvagia, trasgressiva e asessuata, visionaria e grottesca, barbara e innovativa: cosí isolata dalla società ed estranea alle convenzioni del suo tempo da risultare, miracolosamente, eterna.
La rassegna “Scrittori allo specchio” si chiuderà il 29 settembre con un appuntamento dedicato alla letteratura portoghese, in particolare al romanzo Acqua viva di Clarice Lispector, a cura del traduttore Roberto Francavilla. Introdurrà l’incontro Genni Caiella, dell’associazione Amabili Confini.
“Scrittori allo specchio” è realizzata con il patrocinio del Comune di Matera, del Museo Nazionale “D. Ridola” (MNM) e del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (MIBACT). Il programma completo della rassegna è online su https://www.amabiliconfini.it/scrittori-allo-specchio-2022/ L’ingresso a tutti gli appuntamenti sarà libero fino ad esaurimento posti. Le registrazioni delle dirette saranno disponibili sulla pagina facebook dell’associazione Amabili Confini e sul canale youtube.