
I militari della Guardia Costiera di Taranto, durante la loro attività di controllo del territorio, in località San Vito, hanno sequestrato ad un sub 63 chili di Oloturie, detti cetrioli di mare, una specie ittica di cui è vietata la pesca, in quanto specie marina protetta, perchè riveste un importante ruolo per l’equilibrio dell’ecosistema marino.
I marinai addetti a compiti di polizia marittima hanno notato un sub che trasportava dei contenitori verso la propria auto parcheggiata in un sentiero poco visibile, in prossimità di una spiaggetta raramente frequentata nel periodo invernale. Dopo essersi appostati ed aver monitorato i movimenti del soggetto, sono intervenuti per il controllo, accertando la detenzione di 3 secchi contenenti il pescato di cui è proibita la pesca e la commercializzazione.
Il pescatore abusivo è stato, quindi, deferito alla Procura della Repubblica di Taranto, che ha aperto un fascicolo per il reato di disastro ambientale. Nel novembre del 2021 la stessa Guardia Costiera di Taranto, in un un’altra operazione di contrasto della pesca di frodo delle Oloturie, nell’ambito della maxi operazione denominata “Kalimera”, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Taranto, aveva portato all’arresto di 17 soggetti per l’ipotesi di reato di disastro ambientale.
Ma perché Il cetriolo di mare, presente sui fondali marini di tutto il mondo, rientra fra le specie protette?
Perché svolge un importante ruolo ecologico, in quanto depura gli inquinanti batterici presenti nelle acque. Proprio come il lombrico di terra, l’oloturia è una sorta di spazzino dei fondali marini.
Purtroppo, pur avendo un aspetto non proprio attraente per giungere senza un po’ di imbarazzo sulle tavole più aristocratiche per commensali dal palato fine e ricercato, le oloturie hanno un grande valore commerciale per la loro prelibatezza ed in molti paesi del mondo possono raggiungere anche i 100 dollari al chilo. Ed alcune varietà particolarmente pregiate possono raggiungere anche i tremila dollari al chilo per la loro consistenza tra il gommoso ed il gelatinoso e per il sapore delicato e salmastro, che evoca il sapore delle mozzarelle di bufala.
Pino Gallo
I cugini di mare delle oloturie: stelle marine e ricci di mare, nei ricordi di uno studente universitario
Le oloturie appartengono alla classe degli echinodermi e sono “cugine” prossime delle stelle marine e dei ricci di mare. Ma lontane anni luci dalle loro bellezze, che evocano, rispettivamente atmosfere natalizie e intingoli succosi mangiati crudi con appena uno schizzo di limone. Quando “zi Ncool”, il pescatore abusivo con regolare banchetto abusivo sul lungomare di Bari con berretto bianco-azzurro da capitano di mare e barba sale e pepe, ci porgeva felice e premuroso la delicata prelibatezza nero-spinosa, appena tagliata davanti a noi, poveri e bohemiennes studenti universitari. Capitan Nicola ci faceva vivere momenti unici e irripetibili di grazia per il palato. Il sapore di mare delicato e salato della polpa di riccio, ancora più fine di quello delle ostriche, ci introduceva a visioni afrodisiache, fino a quando dalla nostra ingordigia emergeva il dovere di mettere subito mano alla borsa per interrompere il conteggio dei frutti di mare.
Era la domenica mattina e per noi studenti presso l’Università di Bari, quello era un piccolo piacere di gola, prima del pranzo preparato con i sughi confezionati dalle nostre mamme e dei piaceri di un pomeriggio sportivo!
Pino Gallo