La 64esima edizione del Carnevale Montese si conferma un evento di comunità caratterizzato da una grande partecipazione di bambini e famiglie. Nella mattinata del martedì grasso, i gruppi organizzati dei “Carnevaloni”, tra cui quello della Pro Loco e dell’Arci “La Lampa”, pur con nuovi elementi, hanno saputo ben rappresentare la tradizione del “Carnevalone Montese”, tra i più importanti e antichi della Basilicata.
Protagonista è sempre la carta, materiale di riciclo per eccellenza, che domina tutta la tradizione del Carnevale. Gli assordanti campanacci degli “sgherri” hanno risvegliato la comunità riportando un clima di festa dopo gli anni di pandemia.
Già nella serata precedente il martedì grasso, l’appuntamento con la tradizione si è rinnovato con il corteo nuziale di “u zit e a zit”, recuperando un’ulteriore rappresentazione del Carnevale Montese capace di offrire una finestra sul passato tra canti popolari e balli.
Accompagnato dalla “Quaremma” con in braccio il “Carnevalicchio” simbolo del nuovo, il vecchio e stanco “Carnevalone” con mantello e ombrello nero è ormai prossimo alla morte, segno che l’inverno sta per finire.
La “Parca” terrorizza adulti e bambini con il suo fuso. Lo fa roteare tra le gambe dei passanti come una ruota del tempo e del destino che gira, passa e uccide. A prendersi beffa della morte è Pulcinella. La “Carriola” raccoglie le offerte, cibo e denaro che serviranno per l’abbuffata finale.
Simboli e riti legati alla terra, alla rinascita e alla fertilità che, pur segnati da inevitabili trasformazioni e nuove interpretazioni, rappresentano tradizioni e cultura di una comunità che si ritrova e rinnova il suo legame. Una tradizione che ormai da anni attira l’attenzione di fotografi e studiosi.
Le luci su questa tradizione del mondo contadino e pastorale si spengono quando risuonano i quaranta rintocchi di campana che segnano l’avvio della Quaresima.
E’ tempo che il vecchio Carnevalone trovi la morte in un grande falò, segno che il nuovo anno avanza con la primavera.
Maria Andriulli