A rinnovarsi anche quest’anno è la festa di San Giuseppe, un’antica tradizione proveniente dal mondo agricolo. Il 19 marzo si festeggia San Giuseppe in concomitanza con la festa del papà.
Questa antichissima festa ha una forte valenza sociale e antropologica perché descrive una cultura contadina fortemente legata a miti e riti.
Il rito dell’accensione del falò di San Giuseppe serviva a smaltire l’ingente quantità di frasca derivante dalla potatura degli alberi, in particolar modo gli ulivi. Gli uomini, le donne e i bambini dei vari quartieri, in passato, condividevano questi momenti di spensieratezza misti a riti propiziatori.
A tal proposito un’anziana signora dice:” Da giovani ci si recava nei pressi del Monte Vetere e con piccoli attrezzi di fortuna come delle zappe e delle funi, raccoglievamo le frasche da ardere. La mattina del 19 marzo dei carri trainati da muli o cavalli pieni di frasche si riunivano in paese per scaricare il materiale che poi sarebbe servito la sera. Ai miei tempi, inoltre, il rito durava fino alla mattina inoltrata del giorno successivo. Le donne in particolare poi, cantavano davanti al focolare testi richiamanti San Giuseppe, la madonna e in particolar modo il “Te Deum”. Visibilmente emozionata poi conclude:” si respirava una bellissima atmosfera che ora stento a vedere fatta di canti, balli e divertimento nonché di preghiere in attesa della Santa Pasqua”. Patrimonio importantissimo al fine di ricordare le nostre origini, le nostre radici e la nostra identità, sono gli anziani, tesoro che ormai stiamo via via perdendo con il passare degli anni.
Raffaele Venezia.