Questa la domanda che abbiamo posto al coordinatore di Tavolo Verde Basilicata, il Prof. Francesco Malvasi, docente emerito di agronomia ed egli stesso agricoltore in Marconia. “Da un po’ di tempo si parla di prezzi medi del grano duro oscillanti fra i 280,00 e 350,00 € tonnellata, risponde Malvasi. Anche l’ISMEA Mercati e Borsa Valori cereali insistono e martellano continuamente su questi dati. Vien da chiedersi chi ha stabilito questi prezzi?”.
“E’ il risultato di domanda ed offerta del libero mercato? … e in questa fase si può parlare di mercato libero visto che il monopolio della materia prima è detenuto dagli industriali della pasta ? Prezzi difesi a spada tratta e con menzogna da coloro i quali li hanno decisi in combutta con la politica e con chi governa i mercati. Certo è che le entità economiche, così come ci vengono presentate, non coprono il costo di produzione. Non solo di quelle aziende che operano nella media collina e nelle aree cerealicole non irrigue di Basilicata, ma anche di quelle a vocazione cerealicole. Ciò nonostante vi è in atto una campagna propagandistica ben foraggiata e mistificatoria finalizzata a indurre i produttori ad appagarsi anche di offerte inferiori”.
“A nostro parere, sottolinea il coordinatore di Tavolo Verde, riteniamo che tali tentativi debbano essere preventivamente messi al bando attraverso un intervento formale ed ufficiale concordato da idue Ministeri Competenti: quello delle politiche agricole e quello dell’Economia. E sempre con formali atti definiscano un prezzo di vendita in azienda non al di sotto di 500,00€ tonnellata”.
“Il ministero dell’economia e finanze disponga sul territorio nazionale a partire da subito una fitta rete di controllo, di informazione e tracciabilità al fine di garantire al produttore agricolo equi prezzi di vendita e trasparenza nella movimentazione della merce. Tavolo Verde ritiene che in questa particolare fase, tale misura sia indispensabile per evitare atti speculativi e conoscere preventivamente le produzioni interne ed eventuali fabbisogni esterni. Facendo tesoro di alcuni dati pregressi sappiamo che l’Italia produce complessivamente una massa di sette milioni di tonnellate di grano, di cui poco più di quattro milioni di duro e circa tre milioni di tenero. Dati che ci offrono un quadro di insieme di quanto valesse il comparto grano duro nella campagna 2022, ovvero tre miliardi cinquecento milioni di euro”.
“Per cui, se nel corso del 2023, malauguratamente verranno confermati i prezzi correnti i valori del comparto scenderebbero, a due mila milardi trecentomila euro, sostiene Tavolo Verde, con una perdita secca di un miliardo duecentomila euro. Specificatamente il comparto subirebbe una flessione del 33% circa. E volendo considerare i riflessi sull’agricoltura meridionale, le regioni più colpite sarebbero la Sicilia, insieme alla Puglia e alla Basilicata poiché producono una quantità di grano duro superiore al 50% di quella nazionale. La sola Basilicata produce tre milioni quattrocentomila quintali di duro di alta qualità, dopo la Puglia e la Sicilia. Per certi versi il comparto cerealicolo lucano anche per le aree interne, ha assunto carattere strategico per la sopravvivenza dell’agricoltura”.
La posta in gioco per l’economia regionale, secondo il sindacato agricolo, è senza alcun dubbio molto elevata per i suoi riflessi socio-economici sul 60% delle aziende agricole, poiché per coltivare un ettaro a grano il produttore impiega più di 1.000,00 €/ettaro. “Un semplice raffronto fra il valore della produzione sull’unita di superficie, ed i costi sostenuti, fa osservare Malvasi, ci danno la inconfutabile perdita che il produttore subisce. Così, ancora una volta, a pagare le conseguenze delle speculazioni, delle strumentalizzazioni e del connubio fra malaffare e poteri forti sono i lavoratori della terra, impegnati a produrre per se stessi e per gli altri. Siamo, perciò, di fronte ad una situazione sull’orlo del disastro, le cui conseguenze potrebbero travolgere l’intera filiera alimentare”.
“Sono giustificati i silenzi, l’indifferenza ed il disprezzo di chi è stato chiamato e pagato a rappresentare le istanze del mondo agricolo?”
Per il prof. Francesco Malvasi “Anche le pietre direbbero “NO”.
Pino Gallo