L’ Associazione di Promozione Sociale “fatti non foste …” di Montescaglioso ha predisposto, nei chiostri della splendida Abbazia benedettina di San Michele Arcangelo, la II Edizione del progetto intitolato “Cibon Cibon Bon”, sorto sulla base dell’equazione cibo = cultura. L’evento, che si svolgerà nei giorni 6-8 Agosto pv., si articolerà su laboratori, , di degustazione dei formaggi (il 6 agosto) e dei salumi (7 agosto), curati da Slow Food Matera. A seguire, rispettivamente, una serata rossiniana in cui si paleseranno le predilezioni gastronomiche del musicista pesarese, e una Tavola Rotonda sul cibo come bene da salvaguardare e non disperdere, che vedrà la partecipazione dell’Associazione Libera di Potenza e della Cooperativa Sociale “Noi e Voi” di Taranto.
La tre giorni Montese sul cibo vedrà il suo epilogo nella serata dell’8 agosto, dove nei locali della Trattoria del Trappeto di Montescaglioso si cenerà con piatti “longobardi”. Il menù prevede: Apertura, frutta fresca; Antipasto: ova di ossimello, rafanata, mscisk (carne seccata al sole), tartine di pane di segale con crema di rafano e paté di olive; Primo: laganoi e ceci; Secondo: maialino con crema di rafano; Contorno : purea di fave; Dolce: ricotta con miele; Chiusura: frutta fresca). Il tutto sarà accompagna da canti e musica medievale, quest’ultima a cura del maestro Mario Nobile. (per prenotare tel. al 3493002395).
Il più remoto riferimento alla Montescagliso longobarda risale all’anno 893 , quando il Principe di Benevento, il longobardo Guaymaro, autorizza Maione, Abate dell’Abbazia di S. Vincenzo al Volturno (Molise) ad affittare alcune chiese possedute dal medesimo monastero, tra le quali la chiesa di San Lorenzo vicino a Montescaglioso. Il cibo è anche identità e l’identità di una comunità si forma attorno alla propria storia, le cui tracce sono riconoscibili nell’arte, nell’architettura, nel linguaggio, nelle tradizioni ed anche nel cibo. La cena longobarda, che l’associazione “Fatti non Foste” insieme ai “Gruppi Archeologici d’Italia” propone, intende evidenziare queste tracce lasciate dalla dominazione longobarda ed ancora riconoscibili nella tradizione culinaria regionale, a partire dalla “rafanata”, ancora così presente nelle nostre aree interne.