“Ricordi di un convittore” è l’ultimo libro presentato dal segretario comunale emerito Francesco Giocoli nello splendido chiostro dell’ex convento francescano di Santa Maria di Orsoleo, fondato nel 1474. Un testo che narra in forma leggera e un po’ naif come si svolgeva la vita in una Scuola Media e in un Ginnasio aperti nel 1945 e 1946 da tre illuminati professori di Amalfi: Giuseppe Gagliano, Andrea Maiorino e Pietro De Luca, che si erano trasferiti a Orsoleo con le loro stesse famiglie. Corsi frequentati da un centinaio di ragazzi nei locali dell’ex convento, come in un college anglo-sassone. Un sogno fattosi realtà.
Quasi un miracolo di una visione profetica divenuta realtà in un momento in cui povertà e sofferenze, anziché indulgere alla compassione, scommettevano su un futuro tutto da ri-costruire, fatto di pace, di democrazia e di cultura. Un luogo sacro ove quel centinaio di ragazzi, spinti dalle loro famiglie, pur con mille difficoltà, avrebbero affrontato gli studi in un ambiente ricco di quella cultura che li avrebbe promossi nella vita, nelle arti e nelle professioni più nobili.
Un’occasione unica, inaspettata, quasi provvidenziale. La stessa Scuola Media intitolata a Vittorio Alfieri era già tutto un programma e una promessa di riscatto sociale ed economico, come lo scrittore astigiano, che giurò a se stesso di compiere ogni sforzo per diventare drammaturgo, pronunciando la celebre frase: vòlli, e vòlli sèmpre, e fortissimamente vòlli.
Un impegno robusto e tenace anche per gli studenti di Orsoleo, che avrebbero potuto proseguire gli studi nel Ginnasio, e poi nel triennio del Liceo Classico, presso la Badia di Cava dei Tirreni. Successivamente nelle aule universitarie di Napoli e di altri atenei d’Italia. Oppure scegliere attività e professioni intermedie.
“Dati i tempi post bellici e le condizioni non agiate di molti, scrive l’autore del libro, soltanto le tasse scolastiche dirette allo Stato erano versate in danaro, mentre la retta per vitto e alloggio in convitto era corrisposta in viveri: 10 chili di farina, 10 litri di olio extravergine di oliva, 10 chili di fagioli, 10 chili di lenticchie, 10 chili di ceci, 10 chili di formaggio stagionato. Prodotti questi in possesso dei genitori dei convittori, corrisposti dai genitori due o tre volte durante l’anno”.
“Questa soluzione, sottolinea Giocoli, esalta ancora di più la valenza sociale dell’Istituzione, perché attraverso questa modalità di pagamento fu offerta la possibilità a molti, altrimenti impossibilitati a studiare, di conseguire un titolo di studio anche con buoni risultati”.
In effetti, quei tre professori visionari non sapevano di aver anticipato alcuni punti cardine, che avrebbero ispirati i Padri Costituenti, là dove, nell’articolo 3, avrebbero scritto che “è compito della Repubblica … rimuovere gli ostacoli di ordine economico, che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”.
E avrebbero dato sostanza anche al successivo articolo 34. Ovvero che “I capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”.
Infatti, con l’apertura delle due scuole i 3 professori di Amalfi, avevano preceduto di una quindicina d’anni l’intervento dello Stato repubblicano, che soltanto negli anni ’60 e ’70 avrebbe istituito a Sant’Arcangelo la Scuola Media ed il Liceo Scientifico.
Lo stesso Antonio Amorosi, presidente di Unitre Sant’Arcangelo, Editrice del libro, in aperura di serata, ha sottolineato come “molti di coloro che hanno frequentato la suddetta scuola parificata, unica fra Lagonegro e Potenza, non avrebbero potuto continuare i loro studi per mancanza delle Scuole Medie in un territorio molto vasto e per la povertà delle famiglie”.
L’incontro è stato condotto da Lucio Saggese con la lettura di alcuni brani del libro a cura di Giovanna D’Onofrio. Hanno portato il loro saluto i sindaci di Sant’Arcangelo, Salvatore Lagrotta, e quello di Roccanova, Rocco Greco.
Pino Gallo