Mai più discarica di rifiuti solidi urbani a La Martella, ma il sito della piattaforma con annessa ex discarica non può essere abbandonato, diventando luogo spento e improduttivo. Questo il messaggio trasmesso dall’Amministrazione comunale, durante il consiglio comunale aperto per decidere il destino della piattaforma. Dopo circa sette ore di confronto, è stato votato all’unanimità dai 28 consiglieri presenti un ordine del giorno firmato da tutti i presidenti dei gruppi consiliari con il quale si impegna sindaco e Giunta comunale “a escludere la realizzazione di qualsivoglia impianto di trattamento della frazione organica del rifiuto urbano (Forsu) per produrre biogas/biometano, nell’area dell’attuale piattaforma e dell’intera zona industriale di La Martella anche in sinergia con gli uffici e gli organi regionali, ed a valorizzare in modo sostenibile e produttivo l’impianto di La Martella”.
«Da laboratorio urbanistico a laboratorio dei nuovi processi ambientali. -ha spiegato in apertura di lavori l’assessore all’Ambiente Massimiliano Amenta- E’ in quest’ottica che può inserirsi la nuova piattaforma di La Martella, oggi non più una discarica ma un luogo messo in sicurezza e bonificato. Ringrazio l’ingegner Salvatore Margiotta per l’ottimo lavoro di bonifica realizzato. Un luogo che a breve tornerà nella disponibilità dell’Amministrazione comunale, dopo l’uscita dall’infrazione comunitaria nel giugno scorso; una ferita del passato che può trasformarsi in una feritoia in cui possa entrare nuova luce, una opportunità da cogliere per innovare un sito che, se abbandonato a sé stesso, rischia di diventare non solo un peso economico di grande responsabilità politica e amministrativa nei confronti dell’intera città, ma anche un’occasione persa per rilanciare quel luogo. Per questo il grande lavoro svolto in tre anni di messa in sicurezza dell’impianto non può essere vanificato, significherebbe tradire il principio stesso per il quale si è intervenuti.
E’ finita l’era delle discariche, del conferimento tal quale dei rifiuti. La storia di quella piattaforma può essere riscritta -ha rimarcato Amenta- purché non la si immagini più come un tempo; significherebbe commettere un errore sostanziale che contribuirebbe ad alimentare inganni mediatici e facili strumentalizzazioni, per un modello vecchio e ormai desueto. Comprensibili e legittime sono le preoccupazioni di coloro che hanno condiviso un’epoca difficile, un’epoca però oggi non più replicabile e lontana anni luce. Vi è, però, un tema da affrontare con grande onestà intellettuale che ripongo all’aula, ovvero sia la questione legata alla raccolta differenziata e più in generale al tema della gestione dei rifiuti prodotti da noi singoli cittadini; non possiamo ignorare quel principio di prossimità che risponde a un dovere civico, a cui tutti quanti noi siamo chiamati; dovere civico che impone una riflessione, dovere civico che se rigettato riverbera negativamente da un punto di vista economico, pur dinanzi ad alte percentuali di raccolta differenziata. Abbiamo la possibilità di chiudere definitivamente i conti con un passato di paura e aprire una nuova pagina di speranza, fondata sull’innovazione tecnologica e sulla sostenibilità ambientale, per un sito che deve diventare il modello di una nuova rinascita verde che ricalchi a pieno lo spirito del tempo, e quei valori originari di recupero e valorizzazione consapevole intrisi nella nostra storia».
Il sindaco, Domenico Bennardi, ha ribadito che nessuna scelta è stata ancora fatta e che il processo di confronto e partecipazione avviato dall’assessore sarà fondamentale per arrivare alla migliore scelta possibile in chiave di sostenibilità ambientale e finanziaria, per arrivare ad un polo tecnologico green e sicuro. «Oggi siamo a una importante fase di un lungo e atteso processo: la discarica non è più attiva e non vogliamo che torni a esserlo. Questo odg è frutto di un lavoro di sinergia e collaborazione per il quale ringrazio tutti i consiglieri comunali. -ha detto Bennardi- Ora però la battaglia non è finta, perché c’è il progetto di un privato in fase autorizzativa e dovremo batterci in sede regionale perché non arrivi il via libera. La discarica è come un mostro addormentato e interrato, che continua a produrre i suoi effetti. Non possiamo far finta che non esista e dobbiamo prenderci cura delle conseguenze, di scelte irresponsabili fatte all’epoca. -ha spiegato il sindaco- Sono stati realizzati i capping, la chiusura impermeabile di tutti i settori, tranne il V che va ancora riempito; dobbiamo prenderci cura della gestione post-operativa, e dobbiamo fare queste operazioni in modo sostenibile. Rinnovando quella piattaforma, immaginando una sua transizione ecologica. Che non diventi una bomba anche finanziaria per le tasche dei cittadini. Tuttavia il Comune non ha ancora deciso in che direzione la conversione vada fatta, che tecnologia specifica vada assunta; abbiamo bisogno del confronto, abbiamo bisogno di esperti. Oggi non possiamo votare nessun tipo di tecnologia. -ha rimarcato Bennardi- Credo si possa andare verso un’implementazione e integrazione di più ipotesi, dove sicuramente c’è la possibilità di impianti fotovoltaici, rinnovabili, completamente green. Ma ogni decisione sarà assunta nel pieno rispetto di quella paura e della salute dei cittadini di via Gravina e di La Martella. A me piacerebbe che sia anche un luogo talmente sicuro, da essere meta di studenti e famiglie, un esempio positivo di conversione green. Occorre rispettare le autorizzazioni già accordate in Autorizzazione integrata ambientale (Aia). Certo non possiamo permettere che quel luogo rimanga senza monitoraggio, senza presidio, senza controllo e che non sia bonificato; non possiamo abbandonare il mostro sotto il terreno, non sarebbe giusto e assisteremmo a un rapido degrado anche dei fabbricati esistenti.
Esistono processi industriali di conversione di ex discariche, dove il rifiuto cessa di essere tale ed acquisisce lo status di “prodotto”. Siamo riusciti a portare in tre anni la raccolta differenziata a Matera dal 25 al 72%, questo è un processo utile per il riciclo del rifiuto e per immaginare un processo di economia circolare. Esistono tante opportunità del tutto green e del tutto salubri: tecnologiche e pulite, modelli di transizione green già usati da altre città. Stabilizzazioni di frazioni organiche, trito vagliatura, trasformazioni dei rifiuti in Css in combustibile, questi non sono più rifiuti ma prodotti. Sempre nell’Aia, su quel sito è stata prevista l’installazione e il funzionamento dell’impianto di trattamento percolato; abbiamo l’obbligo morale e ambientale di non lasciare le cose incomplete. Io ho visto il processo di depurazione del percolato: esce acqua distillata, un’ipotesi potrebbe essere che questo tipo di esperienza e competenza possa continuare a rimanere ed è molto sostenibile dal punto di vista finanziario. In Aia è già prevista l’installazione di un impianto fotovoltaico sulla copertura del capannone, adibito allo svolgimento dei trattamenti primari. L’impianto soddisferà il fabbisogno energetico della piattaforma e la parte eccedente verrà immessa nella rete. Potremo installare impianti fotovoltaici anche sulle vasche, appena il terriccio sarà stabilizzato. Potremo far rientrare così la discarica nelle comunità energetiche che stiamo per realizzare a Matera, con una potenziale estensione di 5 ettari a fotovoltaico. Quindi -ha proseguito Bennardi- dobbiamo immaginare un percorso di riconversione tecnologica green di quella piattaforma, che sia sostenibile sul piano ambientale ma anche sul piano finanziario. La chiusura del sito comporterebbe la fuoriuscita della piattaforma dal sistema del “ciclo del rifiuto”, con la conseguenza che tutti i costi necessari per colmare la quinta vasca (che per legge va colmata, circa 7 milioni di euro) e quelli necessari a garantire la post gestione per almeno 30 anni (600/700mila euro annui), non rientrerebbero più tra quelli da poter inserire nella bollettazione Tari, e graverebbero unicamente sulle casse comunali con l’inevitabile conseguenza di un taglio sostanziale delle risorse finanziarie, destinate a garantire i servizi a domanda individuale. Certo, le coperture finanziarie per sostenere tali costi sarebbero dovute essere già presenti nel bilancio comunale, attraverso il meccanismo dell’accantonamento annuale in un fondo appositamente dedicato -ha concluso il sindaco- questa Amministrazione ha adempiuto a tale obbligo accantonando 200mila euro l’anno, ma il fondo risulta comunque insufficiente. Ci sarebbe, quindi, da chiedersi se questo accantonamento annuale sia stato sempre effettuato correttamente, ma questo non è il momento di guardare al passato bensì di pensare al presente e al futuro.
La Regione Basilicata deve continuare ad affiancare finanziariamente il Comune, e ci sono i tempi anche per istituire una Cabina di regia, con il coinvolgimento di tutti, come proposto dai geologi». Durante la seduta aperta è intervenuto anche Agostino Di Ciaula, dirigente medico di Medicina interna a Bari, presidente del comitato scientifico Isde dei medici per l’ambiente, l’ingegner Luigi Boeri, consulente tecnico di diverse Procure sui reati ambientali, già incaricato di lavorare alla bonifica della discarica di La Martella, e l’ingegner Salvatore Margiotta, commissario poi nominato dalla Regione per la bonifica del sito in fase di conclusione. Boeri ha dato la sua disponibilità a lavorare per il rilancio del sito, garantendo la massima compatibilità ambientale, invitando gli amministratori a individuare linee di indirizzo mediante l’utilizzo delle migliori tecnologie. Margiotta ha ricostruito l’opera di bonifica effettuata, ricordando che a marzo la piattaforma sarà restituita al Comune con un impianto di trattamento del percolato da gestire al suo interno. In Basilicata c’è solo un’altra piattaforma con questo impianto. Margiotta ha anche ricordato che occorre un milione per garantire l’obbligatorio monitoraggio ambientale e il corretto funzionamento dell’impianto del percolato, con il quinto settore da non abbandonare, perché determina un accumulo di acqua piovana e quindi altro percolato. Se la discarica non si volesse più utilizzare, ha rimarcato Margiotta, occorre effettuare un capping anche sul quinto settore con una spesa di 5 milioni. Durante la seduta sono intervenuti anche rappresentanti di associazioni di La Martella, oltre ad associazioni civiche, ambientaliste e datoriali da cui sono arrivati una serie di suggerimenti.