Un’analisi della dottoressa Mariarosaria Calia e della dottoressa Federica Mazzoccoli ci accompagna nell’affascinante mondo dei giovani, protagonisti attivi di attività progettuali, nella Peer education center di Montescaglioso. “L’azione e creazione di peer education center” ha spiegato Mariararia Calia “ si è concretizzata tramite lo sport come esempio di parità di genere e grande esempio di aggregazione giovanile per il benessere della persona a 360°. In particolare, supportando una neonata società calcistica di calcio a 11: Ideale Montescaglioso che con coraggio ha voluto aprire le porte verso la creazione di una squadra di calcio femminile. Il calcio come opportunità di crescita, per le giovani adolescenti, per potersi sperimentare, lavorando sul sé e successivamente sul “noi” verso una mission comune, per mettere in risalto le potenzialità del singolo, punti di forza e di debolezza, confronto aperto tra le giocatrici in spirito di rispetto e di fiducia reciproca. Il calcio e le giocatrici si fanno portavoce e esempio diretto di liberazione dagli stereotipi di genere nell’ idea di un gioco pulito e sano e che sia di tutta. Inoltre, sono emersi altri bisogni da parte di un gruppo di ragazzi di Montescaglioso che stanno avviando un percorso di conoscenza basato sulla sperimentazione di piccoli giochi di teatro come superamento delle proprie barriere e delle proprie maschere, superamento della “vergogna” verso la costruzione di un laboratorio dove apprendere competenze educative divertendosi e imparare facendo”.
E nel dettaglio Federica Mazzoccoli ha così spiegato: “ a Montescaglioso abbiamo individuato due linee di intervento: una legata alle attività sportive e l’altra legata alle attività artistiche e ludico-creative. Tale scelta oltre alla differenza di interessi intercettati sul territorio nei soggetti target, anche dalla differenza di fasce d’età degli stessi: attività sportive, dai 14 ai 19 anni; attività artistiche e ludico-creative, dagli 11 ai 13 anni.
Abbiamo individuato come possibile mediatore il rituale di mascheramento demo-etno-antropologico che nella città di Montescaglioso si svolge ogni anno il giorno del Martedì Grasso. La mattina del Martedì Grasso si vedono sfilare gruppi mascherati che suonano campanacci e chiedono ai passanti un’offerta, simbolo di augurio per il nuovo anno. Infatti tra le figure si distinguono: il Carnevalone, che morirà la sera bruciato in un rogo di frasche; sua moglie la Quaremma, la quale porta in braccio un pupazzo in fasce, Carnevalicchio, vestito di bianco in contrapposizione alla madre e simbolo del nuovo Carnevale dell’anno che segue; “U’ Fus’”, personificazione della “Parca romana”, figura mitologica che soprassiede al destino dell’uomo; la mandria, simbolo della transumanza e del mondo agro-pastorale a cui il rituale fa riferimento. Gli abiti e le maschere indossati dai figuranti sono realizzati con materiali di riciclo: carta, cartoni, stoffe di vestiti non più utilizzati. Pertanto l’idea progettuale legata alle attività del Pe.E.C. è stata quella di creare un laboratorio aperto in cui chiunque potesse realizzare liberamente insieme ad altri soggetti di età e culture diverse la propria maschera e il proprio costume da indossare durante il rito del Carnevalone. Hanno potuto fare questo percorso in uno spazio attraversato da soggetti diversi per età, culture ed estrazione sociale e hanno potuto loro stessi essere guide oltre che nella realizzazione delle maschere e dei costumi anche nella presentazione del rituale di mascheramento ai nuovi partecipanti alle attività”.