
Grande partecipazione al Convegno organizzato dal Comitato Territoriale di Matera del Centro Sportivo Italiano: “Oltre il gioco, lo sport che costruisce comunità” nel pomeriggio di sabato nel salone “Don Franco Taccardi” della Parrocchia di San Giacomo. Un excursus nel delicato e sempre più complicato mondo dello sport giovanile, dello sport paralimpico e delle comunità, grazie ad un parterre di ospiti eterogeneo, che ha toccato diversi ambiti della comunità, non solo materana e lucana, ma anche nazionale. Tanti i temi dibattuti nel corso dell’evento con l’ospite d’eccezione l’ex pallavolista professionista e attualmente impegnata nel mondo dello sport e dell’associazionismo, Barbara Fontanesi; della fisioterapista e fondatrice della PowerSport Basilicata, dottoressa Teresa Franco e del direttore della Comunità Fratello Sole, dottore Roberto Grieco.
L’apertura dei lavori è stata affidata al presidente del Comitato Territoriale di Matera del Centro Sportivo Italiano, Lorenzo Calia, preludio ai saluti del Consulente Ecclesiastico del Csi Matera, Don Nicola Gurrado e del padrone di casa, parroco della Parrocchia di San Giacomo, Don Marco Di Lucca. Anche da loro i primi spunti utili per la discussione, entrata nel vivo con l’intervento di Barbara Fontanesi. “L’abbandono da parte dei ragazzi è quasi al 50 per cento in Italia ed in Basilicata supera anche questa percentuale – ha spiegato tra lo stupore del pubblico –. Purtroppo i motivi sono tantissimi e da ricercare nelle abitudini, dall’utilizzo dei social al ruolo di scuola e famiglia. Cosa fare? – si è interrogata l’ex pallavolista –. Bisognerebbe cambiare il paradigma iniziale, soprattutto attraverso la formazione dei dirigenti sportivi, facendo rete e quindi costruendo comunità che possano integrare le esperienze di tutti, costruendo nuove formule, nuovi modi d’azione e d’esecuzione dei progetti”. Fontanesi ha anche sciorinato alcuni dati importanti, come i motivi dell’abbandono dell’attività sportiva nei ragazzi sino ai 15 o 16 anni, legati a: noia, divergenze con i tecnici e gli allenatori, e il vedere lo sport come alternativa, cioè una attività da togliere se ad esempio non si portano risultati accettabili nello studio.
Costruire la comunità attraverso lo sport però è anche altro, come è stato possibile comprendere dalle parole della dottoressa Teresa Franco, fisioterapista per diversamente abili di professione e fondatrice della società PowerSport Basilicata, impegnata nell’attività di Calcio balilla per disabili. Franco è diventata anche consigliere nazionale della Federazione Paralimpica Italiana Calcio Balilla ed ora la sua società conta anche due atleti convocati nella nazionale di specialità. “La nostra comunità sportiva è nata dalla volontà di utilizzare lo sport per scopo riabilitativo e che poi è diventata comunità attraverso l’ingresso nel gruppo di ragazzi provenienti da diverse province e diverse regioni. Lo sport in questo senso favorisce l’inclusione e permette l’immedesimazione di chi viene coinvolto ad ogni livello – ha sottolineato la dottoressa Teresa Franco –. Conoscersi e riconoscersi in un gruppo ha permesso a tanti ragazzi di migliorare la loro condizione, la loro presenza nella comunità. Alcuni di loro sono riusciti anche a diventare professionisti, altri utilizzano lo sport per sentirsi meglio, incontrarsi e migliorare spirito e volontà. Un grande senso di crescita ed una costruzione di comunità che cresce di giorno in giorno”.
Un interessante spunto di riflessione su sport e comunità è arrivato anche dal dottor Roberto Grieco, Direttore della Cooperativa Fratello Sole, che si occupa di riabilitazione inerente salute mentale e dipendenze patologiche. “Sicuramente la formazione è un momento fondamentale per la crescita dei dirigenti e dell’offerta che possiamo dare agli atleti e, nel nostro caso, agli ospiti della nostra comunità – ha sottolineato Grieco –. Purtroppo bisogna entrare nell’ottica delle idee che il solo volontariato ora non basta più. Servono persone formate e riconosciute tali per poter ottenere riscontri. La pratica sportiva deve essere uno strumento positivo e non negativo, non deve essere solamente la cosiddetta valvola di sfogo. Bisogna saper valutare, quindi essere preparati a farla. Un altro aspetto fondamentale è quello di mentalizzare lo sport, cioè sapersi confrontare post attività. Proprio il confronto – ha concluso Grieco –, è un mezzo fondamentale per creare e solidificare una comunità, non solo dal punto di vista sportivo”.
Si conclude che diversi tipi di comunità possono essere sorrette dall’attività sportiva, che spesso va oltre il suo naturale evolversi in gioco, ma guarda oltre creando ambienti, luoghi sia fisici che immateriali, spazi che vengono occupati da giovani, giovanissimi e adulti stretti intorno ad uno stesso fine, ad un obiettivo comune, facilitando la creazione proprio della comunità. Le esperienze di Barbara Fontanesi, della dottoressa Teresa Franco e del dottor Roberto Grieco hanno permesso di sviluppare importanti ragionamenti e idee sul futuro dello sport e della comunità. Come ha ricordato la stessa Fontanesi: “Bisognerebbe riscrivere e riformulare un patto tra scuola, sport e famiglia, che possa farci guardare al futuro con occhi diversi. Oggi non è possibile approcciarsi all’attività sportiva come lo si faceva una volta”. Una contaminazione di valori che potrebbe fare bene soprattutto a quei ragazzi che per diverse fragilità, probabilmente derivate anche dal periodi di chiusura legate al Covid, oggi si riversano sugli atteggiamenti, sui comportamenti e sulle scelte degli adolescenti.
L’ingresso nelle scuole delle associazioni sportive, piuttosto che la creazione (come l’esperienza nata a Sassuolo e raccontata proprio da Barbara Fontanesi) di una Consulta dello sport a livello comunale o provinciale, potrebbero essere delle alternative interessanti per presentarsi e rendersi più appetibili agli occhi dei giovani. Qualcosa dovrebbero farla anche le Istituzioni, dando spazio a chi di formazione e sport se ne occupa quotidianamente. Tanti spunti dal Convegno “Oltre il gioco, lo sport che costruisce comunità” che il Centro Sportivo Italiano si è ripromesso di proporre nuovamente e approfondire anche con le Istituzioni locali nel prossimo futuro.