“Ho preso carta e penna e ho scritto all’Europa. Ritengo infatti che sul PNRR siano state violate norme vincolanti dell’Unione europea. Ho mandato una lettera, completa di tabelle economiche, alla presidente della Commissione europea Von der Leyen, al presidente del Parlamento europeo Sassoli e al presidente del Consiglio europeo Michel per sollecitarli a rivedere il PNRR italiano nei prossimi tre mesi.
Ciò che ho sottoposto alla loro attenzione, in particolare, sono le disposizioni del Regolamento (UE) 2021/241 che stabiliscono i criteri usati per la ripartizione tra i vari Stati dell’Unione. Quei criteri avrebbero dovuto essere applicati anche all’interno del territorio italiano, e di conseguenza il 40% destinato al Sud risulta ampiamente al di sotto delle indicazioni espresse chiaramente dalle autorità comunitarie. Checché ne dica la Ministra Carfagna, il Recovery così com’è oggi non agevola affatto la ‘riunificazione economica’ dell’Italia. E lo sa bene anche lei, visto che non molto tempo fa ha ammesso che, in base ai criteri UE, al Mezzogiorno sarebbe dovuto andare almeno il 60% delle risorse europee. Attendiamo una risposta dai tre vertici europei, che a questo punto è doverosa”.
Lo ha dichiarato il senatore Saverio De Bonis, il quale ha inviato una lettera ai presidenti Ursula von der Leyen, David Maria Sassoli e Charles Michel corredata da dati economici per sollecitarli a valutare una violazione da parte dell’Italia di un Regolamento che ha carattere vincolante e che in quanto tale deve essere applicato dagli Stati membri in ogni sua parte.
“Il diritto comunitario – ha detto il senatore – non è qualcosa su cui vale la libera interpretazione. Il già citato Regolamento 2021/241 stabilisce come criteri di riparto il Pil pro capite, la popolazione e la disoccupazione. Se all’Italia sono arrivati più fondi è perché sono stati applicati quei criteri. Le disposizioni del Regolamento, inoltre, sono direttamente applicabili e conferiscono diritti o impongono doveri direttamente in capo ai cittadini dell’Unione. Ne consegue logicamente che quei criteri devono essere applicati anche nel riparto tra i territori italiani. Inoltre, con l’articolo 174 del TFUE l’Unione mira, in particolare, a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni e il ritardo di quelle meno favorite.
Gli sforzi per ridurre le disparità dovrebbero andare a beneficio, soprattutto, delle regioni insulari e periferiche, sicché è opportuno tener conto delle diverse posizioni di partenza e specificità delle regioni nell’attuare le politiche dell’Unione. L’atto interno di modifica dei criteri di riparto operato dallo Stato italiano sarebbe, peraltro, contrario al Trattato, perché rappresenta un ostacolo o comunque ritarda l’applicazione del Regolamento in modo uniforme e simultaneo nel territorio italiano”.