“La balena Giuliana sarà riportata in vita e Matera potrà offrire al mondo intero un altro racconto della storia, straordinario e indimenticabile”. Il sindaco, Domenico Bennardi, nel corso di una conferenza stampa che si è svolta questa mattina nella Sala Mandela del municipio, ha illustrato lo stato di conservazione dei resti e le iniziative per il restauro e la fruizione del gigantesco mammifero vissuto nel pleistocene e ritrovato nel 2006.
Presenti alla conferenza stampa anche il Soprintendente archeologico della Basilicata, Francesco Canestrini, la direttrice del Museo Nazionale di Matera, Annamaria Mauro, il paleontologo del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, Giovanni Bianucci, il direttore della sede di Matera dell’Istituto centrale per il restauro, Giorgio Sobrà, e l’assessore alla Cultura, Tiziana D’Oppido.
Il nome “Giuliana” è stato attribuito in virtù del luogo in cui fu scoperta: il lago artificiale di San Giuliano, a pochi chilometri da Matera; dopo essere stata estratta e custodita per anni in casse che sono state aperte a partire dal 29 marzo scorso, la balena oggi può finalmente essere descritta e si può pensare alla fruizione sin dalle fasi del restauro.
“Lo stato di conservazione dei resti della balena, vissuta milioni di anni fa, ci consente di pensare a come far rinascere Giuliana e veder ricomparire uno dei più iconici cetacei che mai abbiano popolato il nostro pianeta – ha detto il sindaco Bennardi -; significa mostrare il racconto della vita. L’idea è quella di allestire un percorso presso il museo Ridola che sia visibile anche ai cittadini, alcune parti della balena sarà possibile, in qualche modo, riportarle in vita”.
Si stima che la balena Giuliana fosse lunga 26 metri e pesasse circa 150 tonnellate. Tra i resti rinvenuti, risultano in buono stato di conservazione le vertebre toraciche e le enormi costole; parti del cranio, la mandibola e la mascella; la pinna pettorale costituita da scapola, omero, radio, ulna e diverse falangi; di grande interesse è la bulla timpanica, una parte dell’orecchio interno che serve ad amplificare i suoni.
Per procedere al restauro occorrerà attendere la relazione sullo stato della conservazione: da qui, si potranno trarre anche le indicazioni relative ai tempi e ai costi necessari al completamento del restauro.
La fase successiva sarà quella della fruizione, che potrà trovare il supporto dei laboratori della Casa delle tecnologie, dove potranno essere ricreate le parti mancanti di Giuliana.
Per l’assessore alla Cultura, Tiziana D’Oppido, “l’auspicio è quello di poter svelare al pubblico anche le fasi più delicate e spettacolari del restauro, coinvolgere le scuole anche per divulgare le tecniche di estrazione dei fossili prima che possano prendere nuovamente forma. Quello del restauro sarà un percorso lungo – ha aggiunto D’Oppido – che potrà essere utilizzato per creare momenti formativi e divulgativi”.