Metaponto. Il Comitato Terre joniche inizia una nuova fase dello sciopero della fame per rivendicare il diritto alla messa in sicurezza del territorio del metapontino e del ginosino ed al ristoro dei danni causati alle abitazioni ed alle aziende, sommerse da oltre due metri di acqua esondata dai fiumi Bradano e Basento nella notte fra il 1° ed il 2 marzo scorso.
A luglio avevano scioperato 3 cittadini di Ginosa marina e 3 di Metaponto colpiti direttamente dall’alluvione, che ha causato danni per oltre 400 milioni di euro. Mentre da oggi in avanti sarà lo stesso Gianni Fabbris, coordinatore del Comitato Terre joniche, a porlo in essere, affinchè tutto il territorio si mobiliti per una vertenza che riguarda tutti i cittadini e le aziende pesantemente colpite dai tragici fatti di marzo.
Cittadini rimasti letteralmente senza soldi, mentre l’enel e le società telefoniche iniziano ad avvisare i loro utenti che a breve staccheranno tutte le utenze che risulteranno ancora insolute. Così come molti autoveicoli commerciali saranno fermati dai loro proprietari perché non più in grado di pagare l’assicurazione, di provvedere ai rifornimenti di carburante ed alla loro manutenzione, perché sono finiti tutti i risparmi di una vita ed anche le poche anticipazioni bancarie. L’intera economia di uno dei più vasti e ricchi territori del metapontino e del ginosino è in fase di collasso, forse irreversibile, e con esso tutto l’indotto ed i servizi collegati.
La vertenza, dicono gli agricoltori che si apprestano ad affrontare i rigori della stagione invernale, se non sarà risolta in positivo, se il neo presidente del consiglio dei ministri, Mario Monti, non firmerà l’ordinanza con cui sarà nominato il commissario governativo per la messa in sicurezza del territorio e per la liquidazione dei danni ai cittadini ed alle aziende del ginosino e del metapontino, significherà che tutti i cittadini saranno più deboli e praticamente lasciati al loro destino, senza la possibilità di guardare con fiducia al loro futuro ed a quello dei loro figli.
“Perché questo non avvenga, dice Gianni Fabbris, occorre una forte e sentita mobilitazione popolare assunta dall’intera collettività. Oggi inizio io stesso lo sciopero della fame e nei prossimi giorni lanceremo questo appello ad altri per aggiungersi. Non per sostiuirmi, perché io andrò fino in fondo. Mi auguro che altri sindacati di categoria, altre autorità scendano in campo, affiancando questa forma di protesta per reclamare diritti inalienabili”.
Pino Gallo